Con il teatro i greci avevano scoperto l’efficacia della comunicazione attraverso la scena, la catarsi, e per questo motivo il teatro ha rappresentato per secoli e millenni – ed ancora oggi – un veicolo politico, uno strumento che attraverso le ritualità del palcoscenico permette al pubblico, al popolo, alle persone, all’essere umano, di rispecchiarsi e definirsi, per dare senso alla vita sociale, quella della Poleis e poi ancora più in profondità alla vita personale, quotidiana e intima.
Il Playback Theatre o Teatro della Restituzione attraverso l’improvvisazione è una forma di teatro che vede la messa in scena immediata di narrazioni fatte dal pubblico. Fatti, storie, eventi, aneddoti, emozioni, sensazioni, esperienze vengono riproposte sul palcoscenico dagli attori improvvisando con cura e ascolto quanto emerso dalla narrazione.
Con il Playback Theatre viene ripreso il significato “antico” del Teatro, riportando all’essenza stessa della vita umana in una duplice direzione:
- da una parte lo spettatore ha l’occasione di rivedere la propria narrazione sulla scena offrendo quindi un punto di vista alternativo, una re-visione della scena vissuta in passato;
- dall’altra consente una condivisione sociale che crea comunità e permette a chi assiste di partecipare alle esperienze umane altrui.
Numerose ricerche dal 1975, anno in cui nasce il Playback Theatre, hanno messo in luce le forti influenze che questa forma teatrale ha sul miglioramento delle condizioni di vita sia soggettive che sociali, poiché porta il singolo soggetto a prendere contatto con il proprio mondo emotivo e a condividerlo con la comunità partecipante creando un ponte che unisce l’esperienza intima personale all’esperienza collettiva sociale e politica.
Il Playback Theatre, diffuso in tutto il mondo, viene di norma utilizzato in setting laboratoriali (workshop) sia con lo scopo di apprenderne e diffonderne le forme espressive, sia come strumento per l’indagine e l’emersione dei vissuti personali. In questo caso le persone coinvolte a turno hanno l’occasione di narrare le proprie “vicissitudini esistenziali” e di rivederle in scena.
Oltre all’evidente beneficio di poter ri-vedere le propria storia rimessa in scena dal vivo, va sottolineato che questa è l’occasione in cui gli attori sul palcoscenico, a turno, hanno l’opportunità di calarsi nei panni del narratore, di attraversare sul palcoscenico l’esperienza narrata appena ascoltata e di sperimentare “sulla propria pelle” quali siano gli effetti su di sé.
Hello2. And Bye2.